Quando a discriminarci siamo noi stessi
A quanti di noi è capitato di navigare su gridr, su gay Romeo, Gaydar e quant’altro e leggere commenti del tipo: ‘Masc x Masc’, ‘No checche’, ‘No Passivi’, ‘No effemminati’.
Quante volte siamo andati in determinati locali e ci siamo sentiti snobbati dal ragazzo che ci piace o anche solo dagli sguardi altrui poiché non ci conformiamo a canoni prestabiliti?
E ancora, quante volte abbiamo sentito parlare di etero curiosi, etero che usano Grindr o etero che hanno bisogno di sfogarsi con un uomo? Tali creature mitologiche appaiono sempre nei discorsi del sabato sera tra amici, in chat e in palestra.
La costante Eteronormatività
Ci sono molti quesiti da porgersi che potrebbero dare adito a molti dibattiti, ma una cosa è certa, il mondo gay è, forse, il mondo più crudele che possa esistere. Sì, esatto, crudele perché è forse uno dei pochissimi mondi che hanno sostenuto da sempre il peso della discriminazione e che, in qualche caso, l’ha assimilato ed integrato nel proprio dna; il mondo gay rigurgita addosso ai suoi figli la medesima offesa ed i soprusi che da secoli la eteronormativitá più estrema ci propina.
Il fenomeno dell’omofobia interiorizzata è molto più complicato di quanto si pensi; si presenta come una questione caratteriale, di gusti, mode ed abitudini ma in realtà nasconde una triste verità: la non accettazione di chi siamo, del nostro bagaglio culturale, della nostra storia e della nostra sessualità.
Si sente spesso la frase: ‘La gente ha paura di quello che non riesce a comprendere’ ed in realtà è così ma, forse, non ci si rende conto che i primi a non comprenderci siamo noi stessi; in preda al dubbio ed alla superficialità di un mondo che gira freneticamente in un vortice di esteticità, muscoli, bei versi accompagnati da addominali scolpiti e depilati su Instagram, ci rifugiamo in stereotipi, canoni e ruoli di genere tipici della cultura eteronormativa.
L’Origine dell’omofobia interiorizzata
Da cosa scaturisce, dunque, la non accettazione di sé stessi e come è possibile in un mondo in cui i gay sono molto più connessi rispetto ad alcune decadi fa?
Lo psicanalista austriaco, Sigmund Freud, ha studiato in maniera profonda quelle che da egli stesso vengono definite ‘nevrosi’, ovvero lo scompenso psichico ed emozionale tra l’Io stabile’ (ovvero quella parte autentica, originale ed intima della nostra psiche dove vengono racchiuse le nostre fantasie, sentimenti ed istinti primari) e la ‘coscienza morale’ ovvero quello che l’individuo percepisce come la norma in una data società.
In parole povere, secondo Freud, la nostra psiche s’imbatte in una perenne battaglia tra quello che proviamo intimamente e quello che la società ritiene ‘normativo’. Da qui nascono le nevrosi, ovvero nel momento in cui la ‘normatività’ che non ci appartiene va a soppiantare i nostri istinti più intimi e segreti.
Quanti tipi?
Quanti tipi di omofobia interiorizzata vi sono?
È difficili a dirsi in quanto le fobie sono realtà fluide che non seguono, sempre, determinati canali di veicolazione e sussistono della capacità umana di trovare una giustificazione per il loro essere (meccanismo di difesa naturale).
Ad ogni modo vi sono determinate categorie che sono facilmente riconoscibili e che in un mondo più connesso e multimediale vengono amplificate dalle masse
1) L’etero curioso: egli non si espone mai, si nasconde dietro foto false o immagini il cui viso è difficilmente riconoscibile. Egli tende a non socializzare con nessuno, rifiuta il mondo gay e, generalmente, è in cerca di sesso nel pieno della discrezione.
2) Il Gay non dichiarato: egli si nasconde, vive due vite separate nonostante faccia parte di ambienti che lo tutelerebbero. Tende ad avere due tipi di amici, i gay e gli etero ed adotta maschere differenti per ogni occasione. Egli rifiuta il mondo e la cultura gay, non condivide l’estensione dei diritti e non ne vede neppure l’esigenza.
3) Il Gay dichiarato: l’esempio più pericoloso di omofobia interiorizzata. Egli non solo rifiuta ma condanna il mondo gay, si rende paladino dell’eteronormativitá la quale assume più rilievo in ambiti omofobici in quanto proclamata da un omosessuale dichiarato. Egli agisce come un testimone, colui il quale è in possesso della verità assoluta.
Cosa fare dunque? Sicuramente occorre abbracciare la propria identità ed educare sé stessi e gli altri sulla fluidità della psiche e della sessualità umane ed abbattere il muro della ‘coscienza morale’. Occorre parlarne, aprirsi, non discriminare e soprattutto ricordarci che le prime vittime dell’omofobia interiorizzata siamo proprio noi stessi.